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Summary
# Introduzione alla comunicazione e alle sue componenti
La comunicazione è un processo complesso che va oltre il mero scambio di parole, coinvolgendo dimensioni verbali, non verbali e paraverbali, il cui significato è profondamente influenzato dal contesto [2](#page=2) [3](#page=3).
### 1.1 Le tre forme principali di comunicazione
La comunicazione può essere distinta in tre categorie fondamentali [2](#page=2):
* **Comunicazione verbale:** si realizza attraverso l'uso di parole, sia parlate che scritte. Corrisponde all'atto del "dire" qualcosa [2](#page=2).
* **Comunicazione non verbale:** comprende un vasto insieme di comportamenti intenzionali o non intenzionali che trasmettono significato senza l'uso di parole. Include [2](#page=2):
* Gesti, espressioni facciali, sorrisi, sguardi [2](#page=2).
* Modi di fare, di vestirsi, di atteggiarsi [2](#page=2).
* Uso di oggetti, silenzio [2](#page=2).
* Contatto fisico (es. stretta di mano, pacca sulla spalla) [2](#page=2).
* Postura, orientamento spaziale [2](#page=2).
* Prossemica, ovvero la distanza interpersonale [2](#page=2).
* **Comunicazione paraverbale:** è legata alla comunicazione verbale ma si distingue per gli aspetti che riguardano il modo in cui le parole vengono pronunciate, piuttosto che il loro contenuto letterale. Comprende elementi quali [2](#page=2):
* Intonazione della voce [2](#page=2).
* Ritmo [2](#page=2).
* Velocità [2](#page=2).
### 1.2 Differenza tra "dire" e "comunicare"
È cruciale distinguere tra l'atto del "dire" e l'atto del "comunicare" [2](#page=2) [3](#page=3).
* **L'atto del dire:** si riferisce a ciò che il parlante dice letteralmente [2](#page=2).
* **L'atto del comunicare:** comprende l'intenzione complessiva del parlante, che può essere veicolata attraverso parole, scritti, gesti, modi di fare, oggetti, espressioni facciali, sguardi, sorrisi, silenzio, o azioni fisiche come calci sotto il tavolo o pacche sulla spalla. Questa dimensione va oltre il linguaggio verbale e può accompagnarlo o sostituirlo [3](#page=3).
#### 1.2.1 Gli atti linguistici secondo Austin e Searle
J.L. Austin e J. Searle hanno proposto di analizzare l'atto del "dire" come composto da tre atti simultanei [3](#page=3):
* **Atto locutivo:** consiste nella costruzione di un enunciato utilizzando le parole e la grammatica di una specifica lingua. È l'atto di usare la lingua per esprimere qualcosa [3](#page=3).
* **Atto illocutivo:** si riferisce all'intenzione o allo scopo del parlante associato all'atto locutivo. Può essere un ordine, una domanda, un insulto, una minaccia, un consiglio, una promessa, ecc. È sinonimo di "forza illocutiva" [3](#page=3).
* **Atto perlocutivo:** consiste nell'effetto concreto o nella conseguenza prodotta dall'atto locutivo sul ricevente [3](#page=3).
> **Tip:** La forza illocutiva di un enunciato non può essere determinata senza considerare il contesto [3](#page=3).
> **Example:** L'enunciato "Il gatto è sul letto" può avere diverse forze illocutive a seconda del contesto: un invito a giocare con il gatto, un avvertimento di non salire, una minaccia, un'insinuazione o un ordine [3](#page=3).
### 1.3 Il ruolo del contesto nella comunicazione
Il significato convenzionale di una frase (atto locutivo) non sempre coincide con i pensieri che un parlante intende esprimere (atto illocutivo). Questa discrepanza, se non gestita, può portare a malintesi. Il contesto, inteso come situazione comunicativa, è fondamentale per interpretare il significato inteso [4](#page=4).
> **Example:** Alla domanda "Ti è piaciuta la cenetta che ti ho preparato?", la risposta "Il caffè era ottimo" implica, in un contesto di aspettative, che la cena non sia piaciuta [4](#page=4).
### 1.4 La competenza pragmatica
Per utilizzare efficacemente una lingua, sono necessarie conoscenze che vanno oltre la sua struttura e grammatica [4](#page=4).
* **Competenza pragmatica:** è la conoscenza di come una lingua viene usata in modo appropriato e contestuale, indipendentemente dalla sola correttezza grammaticale [4](#page=4).
> **Example:** Se Francesca chiede "Ciao, sono Francesca e tu?" e Paolo risponde "Io no.", dal punto di vista grammaticale la risposta potrebbe essere corretta, ma manca la competenza pragmatica di dare una risposta appropriata a una presentazione [4](#page=4).
### 1.5 La lingua come strumento complesso
La lingua è uno strumento sfaccettato, composto da più dimensioni che devono essere comprese per un uso comunicativo efficace [4](#page=4).
* **Conoscere la struttura della lingua:** include la comprensione delle sue regole e grammatiche [4](#page=4).
* **Comprendere come funziona la lingua nell'uso:** si riferisce alla competenza pragmatica [4](#page=4).
#### 1.5.1 Livelli di analisi della lingua
Le dimensioni che costituiscono una lingua includono [4](#page=4):
* **Fonologia:** lo studio dei suoni delle lingue parlate [4](#page=4).
* **Morfologia:** lo studio della struttura interna delle parole [4](#page=4).
* * *
# Struttura e uso della lingua: livelli di analisi
La lingua è concepita come uno strumento complesso che si articola in diverse dimensioni di analisi, dalla struttura fonologica all'uso pragmatico, la cui padronanza è essenziale per una comunicazione efficace [4](#page=4).
### 2.1 La lingua come sistema multidimensionale
Per un uso efficace della lingua a scopo comunicativo, è necessario possedere sia la conoscenza della sua struttura (le regole grammaticali) sia la comprensione di come essa debba essere utilizzata in base al contesto. Questa seconda componente è definita competenza pragmatica [4](#page=4).
### 2.2 Livelli di analisi della lingua
La lingua può essere analizzata attraverso diversi livelli interconnessi:
#### 2.2.1 Fonologia
La fonologia studia i suoni delle lingue parlate. Le lingue morte, non essendo più utilizzate, non possiedono questa dimensione sonora attiva [4](#page=4).
#### 2.2.2 Morfologia
La morfologia si occupa della struttura interna delle parole, ovvero di come queste vengono formate e composte [4](#page=4).
> **Example:** Esempi di parole con una struttura morfologica interessante includono "aspirapolvere", "giornalista" e "portacarte" [4](#page=4).
#### 2.2.3 Sintassi
La sintassi studia la combinazione di parole per formare frasi e di frasi per formare testi, concentrandosi sugli aspetti strutturali e grammaticali [5](#page=5).
> **Example:** L'ambiguità sintattica si verifica quando una frase può avere più di un significato a causa della sua struttura. Ad esempio, "La ragazza guarda l'uomo con il binocolo" può significare che la ragazza possiede il binocolo con cui guarda l'uomo, oppure che la ragazza guarda un uomo che a sua volta ha un binocolo. Questa differenza è legata alla funzione grammaticale del sintagma "con il binocolo" [5](#page=5).
#### 2.2.4 Semantica
La semantica studia il significato delle espressioni linguistiche, indipendentemente dalle specifiche circostanze in cui vengono utilizzate [5](#page=5).
> **Example:** L'ambiguità semantica si manifesta quando una parola o un'espressione ha più di un significato. Ad esempio, la parola "credenza" può riferirsi sia a un mobile sia all'atto di credere [5](#page=5).
Pertanto, una frase è definita come un insieme di parole organizzato secondo le regole sintattiche e semantiche di una data lingua [5](#page=5).
#### 2.2.5 Pragmatica
La pragmatica si concentra sugli aspetti del significato che dipendono dalla situazione comunicativa concreta in cui un'espressione linguistica viene usata. Studia l'uso del linguaggio in contesti comunicativi reali [5](#page=5).
> **Tip:** La competenza pragmatica è cruciale perché spesso il significato convenzionale di una frase non coincide con ciò che un parlante intende comunicare. Ignorare questa discrepanza può portare a malintesi [4](#page=4).
> **Example:** La frase "Sta uscendo il caffè!" può avere molteplici significati a seconda del contesto: potrebbe significare di spegnere il gas, di tornare a tavola, o di non preoccuparsi di perdere un treno per bere il caffè. Allo stesso modo, rispondere "Il caffè era ottimo" alla domanda "Ti è piaciuta la cenetta che ti ho preparato?" può implicitamente comunicare che la cena non è stata gradita [4](#page=4).
### 2.3 Lessico e dizionario
Il lessico di una lingua è definito come l'insieme delle sue parole. Il dizionario, a sua volta, è la descrizione di questo lessico [5](#page=5).
* * *
# Lessico, dizionari e tipologie di parole
Questo capitolo esplora il rapporto tra lessico e dizionario, analizzando le diverse tipologie di dizionari, la struttura del lessico mentale, i concetti di lessicalizzazione, le distinzioni tra parole semplici e complesse, e la formazione di espressioni multiparola.
### 3.1 Lessico e dizionario
Il **lessico** di una lingua è l'insieme delle sue parole, un concetto astratto che include le parole stesse e i concetti ad esse associati mentalmente. Al contrario, il **dizionario** è un oggetto concreto, uno strumento fisico o elettronico che descrive il lessico. Lessico e dizionario non si corrispondono perfettamente: il lessico è il contenuto, mentre il dizionario è la sua descrizione [5](#page=5) [6](#page=6) [7](#page=7).
Un parlante tipicamente non conosce tutte le parole presenti in un dizionario, né tutte le loro accezioni o usi specifici. Inoltre, un dizionario non è mai una fonte esaustiva di tutte le parole di una lingua, specialmente per quanto riguarda neologismi che possono non essere ancora stati inclusi [6](#page=6) [8](#page=8).
#### 3.1.1 Tipi di dizionario
Esistono diverse tipologie di dizionari, ognuna con uno scopo specifico:
* **Dizionari monolingui**: descrivono il significato delle parole nella stessa lingua in cui sono scritte, fornendo anche informazioni su pronuncia e categoria grammaticale [6](#page=6).
* **Dizionari bilingui**: traducono parole da una lingua all'altra, fornendo equivalenti [6](#page=6).
* **Dizionari delle combinazioni lessicali (collocazioni)**: indicano quali parole si combinano tipicamente tra loro, fornendo il "contorno lessicale" di una parola senza concentrarsi sul significato. Esempio: per il nome "comunicazione", i verbi associati possono essere "dare", "fare", "presentare", e gli aggettivi "scritta", "orale" [6](#page=6).
* **Dizionari analogici**: una versione estesa dei dizionari di sinonimi e contrari, che raggruppa le parole in base alla vicinanza di significato. Esempio: "tavolo" è raggruppato vicino a "sedia". Questo tipo di dizionario è il più vicino alla struttura del lessico mentale [6](#page=6) [7](#page=7).
* **Dizionari etimologici**: riportano l'origine e la derivazione delle parole [6](#page=6).
#### 3.1.2 Lessicologia e lessicografia
Le discipline che studiano il lessico e il dizionario sono la **lessicologia** e la **lessicografia**:
* La **lessicologia** studia il lessico di una lingua per individuarne le proprietà intrinseche, le relazioni tra parole basate sul significato e le loro combinazioni. I suoi risultati includono teorie sul lessico e modelli per rappresentarne la struttura [7](#page=7).
* La **lessicografia** si occupa della compilazione di fonti lessicografiche, concentrandosi su come descrivere significati, proprietà grammaticali e usi delle parole in un dizionario, tenendo conto del tipo di dizionario e delle caratteristiche dell'utente [8](#page=8).
Il termine **vocabolario** può riferirsi sia all'insieme delle parole di una lingua sia all'opera che le descrive [8](#page=8).
### 3.2 La competenza lessicale
La **competenza lessicale** di un parlante si riferisce alle parole, alle accezioni e agli usi che effettivamente conosce e utilizza. Questa competenza è generalmente inferiore al contenuto di un dizionario [6](#page=6) [8](#page=8).
#### 3.2.1 Lessicalizzazione
La **lessicalizzazione** è il processo attraverso cui un concetto viene associato a una forma lessicale, portando alla creazione di una parola. Una parola è definita dalla sua forma (suono e lettere) e dal suo significato, che deriva da un concetto [8](#page=8).
Esistono diverse interpretazioni del concetto di lessicalizzazione:
1. **Dinamica**: qualsiasi procedura che associa un concetto a una forma lessicale, creando una nuova parola [8](#page=8).
2. **Dinamica in senso più ristretto**: un processo specifico in cui una sequenza di elementi lessicali acquisisce gradualmente lo status di unità lessicale [8](#page=8).
3. **Statica**: considera la lessicalizzazione dal punto di vista della parola risultante [8](#page=8).
La lessicalizzazione implica la codifica di un concetto attraverso una forma lessicale, dando origine a una nuova parola. Ad esempio, il concetto "sorella del marito" viene lessicalizzato dalla parola italiana "cognata" [9](#page=9).
##### 3.2.1.1 Lessicalizzazione sintetica e analitica
La lessicalizzazione può manifestarsi in due modi principali:
* **Lessicalizzazione sintetica**: un concetto o una combinazione di concetti sono espressi da una singola parola, risultato di un processo di sintesi e compressione. Esempi includono "suocera" (madre della sposa) o verbi come "muovere", "andare", "correre", che condensano il concetto di moto con ulteriori specificazioni. Lingue diverse presentano vari gradi di lessicalizzazione sintetica; ad esempio, lingue come il tedesco o l'olandese hanno verbi specifici per il movimento in bicicletta o a cavallo, mentre l'italiano usa perifrasi come "andare a piedi". Altri esempi di parole uniche che racchiudono concetti complessi provengono dal frisone ("klunen" - camminare con i pattini evitando zone pericolose) dal giapponese ("tsundoku" - acquisire libri senza leggerli) e dall'hindi ("viraha" - consapevolezza dell'amore durante la separazione). Spesso, queste lessicalizzazioni sintetiche rappresentano concetti culturali specifici, rendendo la traduzione più complessa [10](#page=10) [9](#page=9).
* **Lessicalizzazione analitica**: un concetto è espresso attraverso una sequenza di parole. L'associazione forma-contenuto avviene tramite l'analisi, distribuendo il significato su più forme lessicali. Esempi comuni in italiano includono "avere paura", "essere stanco", "fare un gol". In inglese, concetti che in italiano sono espressi da una singola parola, come "cenare" (have dinner) o "prepararsi" (get ready), richiedono più parole. La stessa lingua può utilizzare entrambi i tipi di lessicalizzazione per lo stesso concetto (es. "stimolare" / "costituire uno stimolo") [10](#page=10).
#### 3.2.2 La relazione tra parole e concetti nelle lingue
La relazione tra parole e concetti non è univoca (1:1) tra tutte le lingue. Ogni lingua "ritaglia" i concetti in modo diverso attraverso il suo lessico [11](#page=11).
* La parola italiana "orologio" copre concetti distinti in francese ("montre" per orologio da polso e "horloge" per orologio da parete) e inglese ("watch" e "clock") [11](#page=11).
* Per i tipi di neve, l'italiano ha "neve" e "nevischio", l'inglese "snow", "sleet" e "slush", mentre l'Inuktitut distingue tra "qanik" (neve in aria) e "aput" (neve a terra) [11](#page=11).
* Il termine italiano "tempo" racchiude concetti distinti in inglese: "time" (cronologico/musicale), "tense" (verbale) e "weather" (meteorologico) [11](#page=11).
* Storicamente, in inglese, la specie animale e la carne derivata hanno spesso nomi differenti (es. "pork" da "porc", "beef" da "beouf") [11](#page=11).
#### 3.2.3 Tipi di lessicalizzazione basati sulla relazione semantica
I nomi possono essere associati a ciò che designano in due modi:
1. **Descrittiva**: il nome è associato attraverso una descrizione intrinseca. Esempio: "lavoratore" contiene il suffisso "-tor" che descrive chi svolge un'attività [11](#page=11).
2. **Etichettante**: l'associazione è arbitraria, senza elementi espliciti nella parola che ne spieghino il significato. Esempio: "medico" è un nome etichettante [12](#page=12).
### 3.3 Parole semplici e complesse
Le parole possono essere classificate in base alla loro struttura morfologica:
#### 3.3.1 Parole semplici
Sono costituite da un unico morfema e non possono essere ulteriormente scomposte o modificate nel loro nucleo di significato. Esempi: "ieri", "dopo", "ancora", "bar", "stop". Anche parole come "casa" o "libro", pur avendo un morfema flessivo (es. "-o" per genere e numero), sono considerate semplici perché il morfema lessicale ("cas-", "libr-") non è ulteriormente derivabile [12](#page=12).
#### 3.3.2 Parole complesse
Sono formate da più morfemi:
* **Parole derivate**: formate da un morfema lessicale e uno o più morfemi derivazionali (prefissi o suffissi) che ne modificano il significato. Esempio: "giornale" da "giorn-" + "-al-" + "-e"; "corsista" da "cors-" + "-ist-" + "-a". I morfemi flessivi, a differenza di quelli derivazionali, modificano solo genere e numero senza cambiare il significato fondamentale [12](#page=12) [13](#page=13).
* **Parole composte**: formate dall'unione di due o più morfemi lessicali. Sono trattate come lemmi unici con un proprio statuto di parola. Esempi: "capotreno", "aspirapolvere", "apribottiglie" [13](#page=13).
* **Composti incorporanti**: un nome viene incorporato in una radice verbale per creare un nuovo verbo con un significato più specifico (es. "manomettere", "crocifiggere") [13](#page=13).
* **Composti giustapposti**: più elementi lessicali sono accostati per esprimere un concetto specifico. I rapporti tra i membri possono essere [13](#page=13):
* **Coordinativo**: i membri hanno lo stesso peso (es. "odio amore", "divano letto") [13](#page=13).
* **Subordinativo**: un membro dipende dall'altro (es. "busta paga", "treno merci") [13](#page=13).
* **Attributivo/appositivo**: un membro descrive l'altro (es. "viaggio lampo" - un viaggio veloce) [13](#page=13).
### 3.4 Espressioni multiparola
Le **espressioni multiparola** sono sequenze di parole che, pur essendo graficamente composte da più elementi, funzionano come un'unità lessicale, esprimendo un concetto unitario. Sono considerate **lessicalizzazioni analitiche**. Possono essere chiamate anche unità lessicali superiori, unità polirematiche o parole sintagmatiche [13](#page=13) [14](#page=14).
* Se il significato non è letterale, sono definite **locuzioni** o **espressioni idiomatiche** (es. "palla al piede", "vuotare il sacco", "piove sul bagnato"). Queste espressioni non sono costituenti semantici nel senso di comporre letteralmente i significati delle singole parole [14](#page=14).
* Se il significato è più letterale, ma l'espressione funziona come unità, è il caso di espressioni come "sala d'attesa", dove non si possono sostituire o modificare parti costituenti senza alterarne il senso [14](#page=14).
#### 3.4.1 Come individuare le espressioni multiparola
Si possono utilizzare diversi test:
* **Test di separabilità**: consiste nell'inserire elementi linguistici tra le parti costituenti. Se l'inserimento non è accettabile, i costituenti formano un'unità [14](#page=14).
* **Test di scambio d'ordine**: valutare se è accettabile scambiare l'ordine dei costituenti con costruzioni sintattiche speciali [14](#page=14).
* **Test di sostituibilità paradigmatica**: tentare di sostituire uno dei costituenti con un sinonimo o quasi-sinonimo. Se la sostituzione non è possibile, la sequenza funziona come un'unità [14](#page=14).
Esistono strutture sintattiche preferenziali che tendono a ospitare espressioni multiparola [14](#page=14).
### 3.5 Omonimia e polisemia
Una stessa forma lessicale può presentare più significati [15](#page=15):
* **Omonimi**: parole che condividono suono e grafia ma hanno significati diversi e non correlati. Sono considerate parole distinte. Esempio: "riso" (cibo) e "riso" (dal verbo ridere) [16](#page=16).
* **Parole polisemiche**: una singola parola con più significati correlati tra loro. Esempio: "penna" (strumento per scrivere, parte del corpo degli uccelli); "collo" (della bottiglia, della camicia, parte del corpo). La maggior parte delle parole in una lingua presenta polisemia [16](#page=16).
Esistono criteri per distinguere tra omonimia e polisemia, sebbene la distinzione possa essere complessa [16](#page=16).
### 3.6 Lessemi e forme flesse
Determinare il numero esatto di parole in una lingua è complesso a causa della ricca morfologia, che genera diverse **forme flesse** per la stessa parola. Le forme flesse sono varianti di una singola parola (detta **lessema** o **lemma**) che differiscono per genere, numero, tempo verbale, ecc., ma mantengono il significato base. La forma di citazione (o forma base) per i verbi è l'infinito, mentre per nomi e aggettivi è il maschile singolare [12](#page=12).
Nel calcolo del numero di parole di una lingua si devono considerare:
* Forme flesse [12](#page=12) [15](#page=15).
* Parole derivate [13](#page=13).
* Parole composte [13](#page=13).
* Espressioni multiparola [13](#page=13) [14](#page=14).
* Omonimi [16](#page=16).
#### 3.6.1 Forme di parole che diventano autonome
Una forma flessa o una sequenza di parole possono evolvere acquisendo uno status di unità lessicale autonoma con significato proprio, un processo di lessicalizzazione. Esempio: il participio passato "cantante" (dal verbo cantare) è diventato un nome autonomo [15](#page=15).
#### 3.6.2 Univerbazione
L'**univerbazione** è un processo in cui una sequenza di parole usata frequentemente insieme acquisisce lo status di parola singola con significato autonomo. Esempio: la sequenza "per lo più" è diventata l'avverbio "perlopiù". Gli hashtag sui social media rappresentano un esempio moderno di univerbazione (#daleggere, #FridaysForFuture) [16](#page=16).
* * *
# Proprietà delle parole e relazioni semantiche
Questo tema esplora le diverse caratteristiche intrinseche delle parole e le intricate connessioni di significato che le legano, fondamentali per la comprensione e l'uso del linguaggio [18](#page=18) [19](#page=19) [20](#page=20) [21](#page=21) [22](#page=22) [23](#page=23) [24](#page=24) [25](#page=25) [26](#page=26) [27](#page=27) [28](#page=28) [29](#page=29) [30](#page=30) [31](#page=31) [32](#page=32) [33](#page=33) [34](#page=34) [35](#page=35) [36](#page=36).
### 4.1 Le proprietà delle parole
Le parole possiedono una molteplicità di proprietà che contribuiscono alla loro identità e funzione linguistica. Queste includono il significato, il suono, la grafia, la struttura morfologica, la classe lessicale e, per i verbi, la valenza [19](#page=19) [22](#page=22) [23](#page=23).
#### 4.1.1 Significato
Il significato è la proprietà fondamentale di una parola e può essere di due tipi principali: lessicale (proprio delle parole contenuto, che forniscono il significato materiale) e grammaticale (proprio delle parole funzione, che svolgono ruoli supplementari come congiunzioni e preposizioni) [19](#page=19).
##### 4.1.1.1 Significato lessicale e grammaticale
Il significato lessicale, o materiale, è associato a parole come verbi, nomi e aggettivi, che portano il contenuto semantico di una frase. Il significato grammaticale, o formale, è invece attribuito ad articoli, pronomi, congiunzioni e preposizioni, e serve a chiarire le relazioni tra le parole che veicolano il contenuto. Esempi di significati grammaticali includono strutture sintattiche come il passivo ("il treno è stato soppresso") e informazioni veicolate da morfemi, come il morfema "-a" in "ragazza" che indica genere femminile e numero singolare [19](#page=19) [20](#page=20).
##### 4.1.1.2 Significato denotativo e connotativo
Un'ulteriore distinzione fondamentale riguarda il significato denotativo e quello connotativo.
* **Significato denotativo:** Si riferisce alla classe generale di elementi che condividono determinate proprietà, piuttosto che a un singolo oggetto. Ad esempio, la parola "pesce" denota l'intera classe degli organismi acquatici con determinate caratteristiche. Le parole possono essere monosemiche (un solo significato denotativo, es. "asciugamano") o polisemichè (molteplici significati denotativi, es. "perla", "ala"). I nomi propri, a differenza della maggior parte delle parole, non hanno un significato denotativo poiché si riferiscono a un singolo referente specifico. Nella linguistica moderna, la denotazione è vista come l'elemento significativo stabile e oggettivo di un'unità lessicale [20](#page=20) [21](#page=21).
* **Significato connotativo:** Riguarda gli aspetti del significato che funzionano come attributi, aggiungendo sfumature legate all'atteggiamento del parlante. Questi attributi possono essere [21](#page=21):
* **Affettivi:** Legati all'emozione o all'atteggiamento del parlante verso il referente (es. "mamma" vs "madre") [21](#page=21).
* **Stilistici:** Dipendenti dalla situazione comunicativa e dal rapporto con il destinatario (es. "fanciullo" vs "bambino"). Altri esempi includono "senzatetto/barbone" e "poliziotto/sbirro" [21](#page=21).
* **Segnali discorsivi:** Elementi usati come intercalari che hanno un significato contestuale e non denotativo (es. "guarda" in "Guarda, il discorso è complesso") [21](#page=21).
Il significato collocazionale, considerato da alcuni autori come distinto e da altri come un sottotipo del significato denotativo, si riferisce al significato che una parola assume solo in combinazione con altre parole specifiche (es. "pioggia battente", "lanciare un messaggio") [22](#page=22).
#### 4.1.2 Suono e grafia
Le parole possiedono anche proprietà foniche e grafiche.
* **Proprietà foniche:** Si riferiscono al suono della parola, caratterizzato dalla sua struttura sillabica, accentuazione e sequenza di fonemi. L'alfabeto fonetico fornisce simboli per rappresentare questi suoni [22](#page=22).
* **Proprietà grafiche:** Riguardano l'insieme dei caratteri utilizzati per rendere il suono nella tradizione scritta. La corrispondenza tra suono e grafia può variare; l'italiano presenta una buona aderenza ma anche eccezioni, come la lettera "h" che non corrisponde a nessun suono [22](#page=22).
#### 4.1.3 Struttura morfologica
Le parole presentano anche proprietà morfologiche, che riguardano la loro struttura interna e il loro comportamento flessivo [23](#page=23).
* **Struttura morfologica:** Le parole composte da più morfemi (composti e derivati) hanno una struttura morfologica. Parole con un unico morfema sono considerate non strutturate a questo livello (es. "bar", "ieri"). La struttura morfologica è importante per raggruppare le parole in famiglie o classi [23](#page=23).
* **Comportamento morfologico:** Le parole appartengono a classi flessive che condizionano il loro comportamento. Ad esempio, l'aggettivo "rosa" in italiano appartiene alla classe degli aggettivi invariabili [23](#page=23).
#### 4.1.4 Classe lessicale
Ogni parola appartiene a una classe lessicale (nome, verbo, aggettivo, avverbio, ecc.), che determina i contesti sintattici in cui può comparire. Alcune parole, specialmente in lingue con poca morfologia come l'inglese, possono appartenere a più classi lessicali. In italiano, questo fenomeno è meno comune ma esiste (es. "dubbio" come nome o aggettivo; "veloce" come aggettivo o avverbio) [23](#page=23) [24](#page=24).
#### 4.1.5 Valenza verbale
I verbi possiedono una proprietà aggiuntiva chiamata valenza, che indica il numero e il tipo di argomenti (complementi obbligatori) richiesti per completare il senso della frase. I verbi si classificano in [24](#page=24):
* **Zerovalenti:** Non richiedono argomenti (es. verbi meteorologici come "nevicare") [24](#page=24).
* **Monovalenti:** Richiedono un argomento (es. "nascere", "nuotare") [24](#page=24).
* **Bivalenti:** Richiedono due argomenti (es. "pulire", "abitare") [24](#page=24).
* **Trivalenti:** Richiedono tre argomenti (es. "dare", "dedicare") [24](#page=24).
* **Quadrivalenti:** Richiedono quattro argomenti (es. "Maria traduce romanzi dall’italiano all’inglese") [24](#page=24).
La valenza è la proprietà di un verbo di richiedere un certo numero, tipo semantico e tipo sintattico di elementi per una frase completa [24](#page=24).
> **Tip:** Il vocabolario di base della lingua italiana è composto da circa 7.500 parole, che coprono circa il 98% dei discorsi quotidiani. Questo vocabolario è suddiviso in Lessico fondamentale (FO, 2000 parole), Lessico di alto uso (AU, circa 3000 parole) e Lessico di alta disponibilità (AD, circa 2500 parole) [18](#page=18) [19](#page=19).
### 4.2 Relazioni semantiche tra le parole
Le parole non esistono isolatamente, ma sono interconnesse attraverso una rete di relazioni semantiche che influenzano la loro comprensione e il loro uso. Queste relazioni si basano su associazioni, che possono essere formali (basate sulla somiglianza nella forma) o semantiche (basate sulla somiglianza nel significato) [29](#page=29) [30](#page=30).
#### 4.2.1 Relazioni paradigmatiche (verticali)
Le relazioni paradigmatiche organizzano le parole in sistemi o gerarchie, dove un termine può essere selezionato in alternativa ad altri.
* **Iperonimia/Iponimia:** Una relazione gerarchica in cui un termine (iponimo) ha un significato più specifico di un altro (iperonimo). Ad esempio, "macchina" è un iponimo di "veicolo". La negazione di questa relazione è asimmetrica: una macchina è un veicolo, ma un veicolo non è necessariamente una macchina. Questa relazione è transitiva: se A è un tipo di B e B è un tipo di C, allora A è un tipo di C (es. "utilitaria" è una "macchina" ed è anche un "veicolo"). Termini con lo stesso iperonimo sono chiamati co-iponimi (es. "macchina", "aereo", "autobus" sono co-iponimi di "veicolo"). Per i verbi, questa relazione è chiamata troponimia (es. "camminare" è un tipo di "muoversi", "marciare" è un modo di "camminare") [30](#page=30) [31](#page=31).
* **Meronimia/Olonimia:** Lega un termine che indica una parte (meronimo) a un termine che indica il tutto (olonimo). A differenza dell'iponimia, i meronimi non ereditano le proprietà dell'olonimo (es. una ruota è una parte della bicicletta, ma non ha le proprietà di una bicicletta). Esistono vari tipi di relazioni parte-tutto, tra cui: intero e parti costituenti (dito-mano), insieme e membri (parlamento-deputati), oggetto e sostanza (muro-cemento), intero e porzione (pane-fetta) [31](#page=31) [32](#page=32).
#### 4.2.2 Relazioni sintagmatiche (orizzontali)
Le relazioni sintagmatiche descrivono le connessioni tra parole che possono comparire insieme in un enunciato, ovvero le loro combinazioni.
* **Sinonimia:** Relazione di perfetta equivalenza semantica tra due parole che possono sostituirsi reciprocamente senza alterare il significato della frase (es. "miseria" - "povertà"). Esistono sinonimi assoluti (es. "ombrello" - "parapioggia") e sinonimi contestuali (es. "pioggia insistente" - "incessante") [32](#page=32).
* **Quasi-sinonimia (analogia):** Coppie di termini con significati simili ma non identici, che rispondono in modo incerto ai test di sinonimia. Si distinguono per [33](#page=33):
* **Grado:** Differenza di intensità (es. "pieno" - "colmo") [33](#page=33).
* **Modo:** Stesso evento ma modalità diverse (es. "sorridere", "sghignazzare") [33](#page=33).
* **Connotazione:** Stessa denotazione ma diversa connotazione (es. "gatto" - "micio") [33](#page=33).
* **Registro:** Uguale denotazione ma diverso registro linguistico (es. "sciocchezza" - "cazzata") [33](#page=33).
* **Area geografica:** Uguale denotazione ma diversa diffusione geografica (es. "papà" - "babbo") [33](#page=33). Altre associazioni includono quelle di causa (comprare-pagare), implicazione temporale (dormire-russare), strumento (pistola-sparare), scopo (letto-dormire), stimolo-risposta (comandare-obbedire) [33](#page=33).
* **Contrarietà (antonimi e complementari):** Opposizione basata su aspetti del significato.
* **Antonimi:** Coppie che designano una proprietà scalare, occupando i poli di una scala (es. "facile" - "difficile"). La negazione di un antonimo non implica automaticamente il suo opposto [33](#page=33) [34](#page=34).
* **Complementari:** Coppie che si oppongono in una distinzione binaria, mutuamente esclusiva (es. "vero" - "falso", "vivo" - "morto"). La negazione di un termine implica l'affermazione dell'altro [35](#page=35).
* **Conversi (inversi):** Termini il cui significato esprime una relazione necessaria tra almeno due elementi (es. "vendere" - "comprare", "padre" - "figlio") [35](#page=35).
* **Relazione di causa:** Lega parole in cui l'evento espresso da una causa l'evento espresso dall'altra (es. "mirare" - "colpire"). Può essere fattiva (uccidere causa morire) o non fattiva (mirare può causare colpire) [35](#page=35).
* **Relazione di implicazione temporale:** Analizza le fasi che costituiscono gli eventi, dove un evento è incluso in un altro (es. russare implica dormire) [36](#page=36).
* **Relazione di ruolo:** Lega verbi e nomi quando uno include l'informazione dell'altro (es. ruminare-mucca, pedone-camminare) [36](#page=36).
* **Relazione di modo:** Collega un verbo a un avverbio che indica il modo in cui l'evento si svolge (es. bisbigliare a bassa voce) [36](#page=36).
#### 4.2.3 Polisemia, metonimia e metafora
Questi concetti descrivono come il significato di una parola possa estendersi o modificarsi.
* **Polisemia:** Una singola forma lessicale esibisce più sensi correlati a uno stesso significato di base, applicati in contesti diversi. La maggior parte delle parole sono polisemiche, soprattutto i verbi, il cui significato è incompleto e viene "riempito" dai contesti. Esistono schemi di polisemia regolare (es. contenitore/contenuto, autore/opera) [25](#page=25) [26](#page=26) [27](#page=27).
* **Metonimia:** Utilizza un referente per indicarne un altro ad esso associato, basandosi sul principio di associazione e contiguità concettuale. La metonimia logica ricostruisce un evento implicito nel significato di un nome (es. "non finisci la bottiglia" implica "di bere") [26](#page=26).
* **Metafora:** Meccanismo comunicativo che sostituisce una parola con un'altra, la cui somiglianza permette di creare analogie e lasciare spazio all'interpretazione. La metafora è vista come una similitudine abbreviata o un mapping concettuale tra un concetto "source" e un concetto "target" (es. discorso come guerra) [27](#page=27) [28](#page=28) [29](#page=29).
> **Esempio:** La parola "aprire" è polisemica e assume significati diversi a seconda del contesto: "aprire una finestra" (schiudere), "aprire una bottiglia" (stappare), "aprire un conto in banca" (avviare) [27](#page=27).
> **Tip:** È importante distinguere tra metonimia (basata sull'associazione e contiguità concettuale) e metafora (basata sulla similitudine) [29](#page=29).
#### 4.2.4 Configurazioni lessicali
La configurazione lessicale di una parola è il suo profilo relazionale dal punto di vista del significato, ovvero l'insieme delle relazioni semantiche che essa attiva in ciascuna delle sue accezioni [36](#page=36).
#### 4.2.5 Neologismi e creatività linguistica
Un neologismo è una parola nuova creata per nominare nuovi concetti o oggetti, o per scopi espressivi (scherzosi, ironici, ecc.). Si considerano neologismi le parole nuove non ancora registrate nei dizionari ma presenti nei testi. Un "hapax" è una parola usata una sola volta in una lingua [36](#page=36).
* * *
# Neologismi, creatività linguistica e linguaggio dei social media
Questo capitolo esplora la nascita di nuove parole (neologismi) attraverso diversi processi morfologici e semantici, analizzando contestualmente le peculiarità del linguaggio utilizzato sui social media, caratterizzato da un'ibridazione tra tratti scritti e orali.
### 5.1 Definizione e funzioni dei neologismi
Un neologismo è definito come una parola nuova creata dai parlanti di una lingua. La sua formazione può rispondere a diverse esigenze [36](#page=36):
* **Nominare nuovi concetti o oggetti:** Per descrivere realtà emergenti non ancora codificate nel lessico esistente [36](#page=36).
* **Intenzioni ludiche o espressive:** Utilizzato con intenti scherzosi, ironici, allusivi, eufemistici o polemici [36](#page=36).
* **Differenziazione generazionale:** Spesso impiegato dalle generazioni più giovani per discostarsi dalla norma linguistica adulta [36](#page=36).
* **Manifestazione di creatività linguistica:** Espressione della libera inventiva dei parlanti [36](#page=36).
La distinzione tra un neologismo effettivo e una creazione linguistica temporanea o legata a un contesto specifico può essere sfumata. Si tende a considerare neologismi le parole nuove non ancora registrate nei dizionari, ma attestate in testi orali e scritti. Un caso estremo è l'hapax, una parola usata una sola volta in una lingua [36](#page=36).
> **Tip:** Il concetto di "tag" sui social media, come la menzione di un utente tramite "@nomeutente", pur creando un collegamento, si distingue da una citazione testuale perché genera un link cliccabile verso il profilo della persona [37](#page=37).
### 5.2 Meccanismi di formazione dei neologismi
I neologismi si formano seguendo le medesime regole di formazione delle parole già esistenti nella lingua. I processi principali sono [37](#page=37):
#### 5.2.1 Derivazione
Questo processo prevede la creazione di nuove parole a partire da parole esistenti, mediante l'aggiunta di affissi (prefissi, infissi, suffissi) alla base lessicale [37](#page=37).
* **Suffissazione:** È il meccanismo derivazionale più produttivo. La struttura è: `base + suffisso → neologismo` [37](#page=37).
* Esempi: `buono` → `buonista`; `Lombardia + -izzare` → `lombardizzare`; `fannullone + -ismo` → `fannullonismo` [37](#page=37).
* **Neoformazioni ibride:** Si creano combinando una parola o un morfema di origine straniera con un affisso italiano [37](#page=37).
* Esempi: `Whatsappare`, `Googlare`, `Brandizzare`, `Hackerato`, `Kebabbaro` [37](#page=37).
* **Prefissazione:** La struttura è: `prefisso + base (nome, aggettivo, verbo) → neologismo (nome, aggettivo, verbo)` [37](#page=37).
* Esempi: `pre + saldi` → `presaldi`; `post + verità` → `postverità`; `dis + iscrivere` → `disiscrivere` [38](#page=38).
#### 5.2.2 Composizione
La composizione unisce due morfemi lessicali per creare un nuovo termine. La struttura è: `parola 1 + parola 2 (N, AGG, V) → neologismo (N, AGG, V)` [38](#page=38).
* Esempio: `Aperitivo + Cena` → `Apericena` [38](#page=38).
Alcuni neologismi combinano sia la derivazione che la composizione:
* Esempio: `gatta + morta + -ismo` → `gattamortismo` [38](#page=38).
#### 5.2.3 Neoformazioni con parole straniere
Questo processo include termini derivati dall'incorporazione di parole o espressioni straniere, a volte adattate al sistema morfologico italiano [38](#page=38).
* Esempi: `social yoga`, `fake food` [38](#page=38).
#### 5.2.4 Neologismi semantici
Si tratta di espressioni che traducono letteralmente locuzioni di origine straniera, acquisendo un nuovo significato [38](#page=38).
* Esempi: `nativo digitale` (dall'inglese `digital native`); `politicamente corretto` (dall'inglese `politically correct`) [38](#page=38).
#### 5.2.5 Neologismi e espressioni multiparola
La creatività linguistica si esprime anche attraverso la modifica di espressioni esistenti o la creazione di nuove espressioni composte da più parole, spesso legate al contesto [38](#page=38).
> **Example:** L'uso scherzoso di espressioni consolidate, come la trasformazione di "in bocca al lupo" in "in bocca alla lupa" in un contesto romano, o "in bocca al pupo" per riferirsi a un neonato, evidenzia la flessibilità e la creatività nel manipolare espressioni idiomatiche [39](#page=39).
### 5.3 Il linguaggio dei social media tra scritto e parlato
Il linguaggio dei social media, pur essendo prodotto attraverso il mezzo scritto, presenta molte proprietà tipiche del parlato. Questa ibridazione rende i testi dei social media un campo d'indagine particolarmente interessante [39](#page=39).
#### 5.3.1 Proprietà del parlato
Il parlato si distingue per diverse caratteristiche fondamentali [39](#page=39) [40](#page=40):
* **Dinamicità e transitorietà:** Legato al tempo, è un'interazione in cui i partecipanti sono spesso presenti e si ha chiara la destinazione del messaggio [39](#page=39).
* **Immediatezza:** Non c'è intervallo tra produzione e ricezione, salvo introduzione deliberata [40](#page=40).
* **Spontaneità:** La velocità degli scambi orali rende difficile una pianificazione anticipata, portando a costruzioni meno accurate, ripetizioni e riformulazioni [40](#page=40).
* **Confini frasali poco chiari:** L'intonazione e le pause strutturano il discorso, ma i confini delle frasi possono essere ambigui [40](#page=40).
* **Supporto extralinguistico:** La presenza fisica permette l'uso di espressioni facciali e gesti per facilitare la comprensione [40](#page=40).
* **Lessico vago e deittico:** Spesso si utilizzano parole che rimandano direttamente alla situazione contingente (es. "quella lì", "qui", "ora") [40](#page=40).
* **Informalità:** Presenza di vocabolario colloquiale, slang e possibili eufemismi grafici (es. `f***`) [40](#page=40).
* **Funzioni sociali e pragmatiche:** Ideale per conversazioni casuali, per esprimere relazioni sociali, opinioni e atteggiamenti grazie alle sfumature prosodiche e gestuali [40](#page=40).
* **Possibilità di ripensamento e correzione:** Mentre si parla, si può ripensare o aggiungere qualifiche, ma gli errori pronunciati non possono essere ritirati [41](#page=41).
* **Interruzioni e sovrapposizioni:** Sono normali in un dialogo [41](#page=41).
* **Prosodia:** Caratteristiche salienti includono intonazione, volume, tempo, ritmo e pause [41](#page=41).
#### 5.3.2 Proprietà dello scritto
Lo scritto presenta caratteristiche contrastanti con il parlato [41](#page=41) [42](#page=42):
* **Staticità e permanenza:** Legato allo spazio, è un prodotto statico e permanente [41](#page=41).
* **Distanza tra scrivente e lettore:** Lo scrivente non conosce spesso il lettore esatto, richiedendo un'anticipazione dei problemi interpretativi [41](#page=41).
* **Intervallo temporale tra produzione e ricezione:** La scrittura consente una lettura ripetuta e un'analisi accurata, favorendo organizzazione e compattezza del discorso [41](#page=41).
* **Struttura chiara:** Unità discorsive (frasi, paragrafi) sono solitamente identificabili tramite punteggiatura e impaginazione [41](#page=41).
* **Assenza di contesto extralinguistico:** Si evitano espressioni deittiche ambigue, privilegiando un linguaggio più esplicito e autono [42](#page=42).
* **Linguaggio formale e complesso:** Si utilizzano costruzioni sintattiche elaborate, subordinazioni multiple e frasi lunghe, tipiche di alcuni documenti legali [42](#page=42).
* **Registrazione e apprendimento:** La scrittura è ideale per la registrazione di fatti, la comunicazione di idee e i compiti di memoria e apprendimento [42](#page=42).
* **Revisione e correzione:** Errori e inadeguatezze possono essere eliminati nelle bozze prima della pubblicazione [42](#page=42).
* **Organizzazione spaziale:** Include pagine, righe, maiuscole, impaginazione e punteggiatura specifica [42](#page=42).
#### 5.3.3 Testi linguistici interattivi nei social media
I testi prodotti sui social media mostrano un'ibridazione tra scritto e parlato [42](#page=42).
* **Estremo "scritto puro":** Alcuni testi web (giornalistici, scientifici, letterari) si discostano poco dalle modalità tradizionali dello scritto [42](#page=42).
* **Estremo "vicino al parlato":** Linguaggi usati in siti di e-commerce (es. recensioni su Amazon) presentano molte modalità del parlato [42](#page=42).
> **Tip:** La comunicazione mediata dal computer (CMC) include interazioni sincrone e asincrone tramite dispositivi digitali. Pur essendo scritta, può mostrare urgenza semantica e forza illocutoria, simili alle conversazioni faccia a faccia [42](#page=42) [43](#page=43).
#### 5.3.4 Caratteristiche della CMC e differenze con le conversazioni face-to-face
La CMC presenta peculiarità dovute alla mediazione tecnologica [43](#page=43):
* **Assenza di feedback simultaneo:** Le conversazioni sono prevalentemente asincrone. Il destinatario non può reagire mentre il messaggio viene digitato, creando un periodo di attesa [43](#page=43).
* **Ritmo più lento:** Il tempo tra emissione e risposta, noto come "lag", è generalmente più ampio rispetto alle conversazioni in presenza, potendo causare frustrazione [43](#page=43).
* **Assenza di prosodia e uso di emoticons/emoji:** Per compensare la mancanza di tono e gestualità, si ricorre a un uso enfatico di lettere maiuscole, punteggiatura ripetuta, spaziature e simboli speciali, oltre a emoticons ed emoji [43](#page=43).
* Convenzioni comuni: `TUTTO MAIUSCOLO` (asserire con forza/gridare), `Spazi bianchi` (enfasi), `Asterisco` (enfasi o correzione) [43](#page=43).
#### 5.3.5 Punteggiatura nei testi interattivi
Nei testi dei social media si osserva spesso l'ellissi interpuntiva, ovvero l'omissione intenzionale di segni di punteggiatura [43](#page=43).
* **Flusso di coscienza:** L'assenza di punteggiatura mira a rendere atti enunciativi continui e ininterrotti, simulando il flusso dei pensieri prima della loro strutturazione sintattica [44](#page=44).
* **Effetto prosodico:** La rimozione delle pause crea un effetto simile al monologo interiore, rinunciando alla funzione strutturante-sintattica della punteggiatura [44](#page=44).
La tabella riassume le caratteristiche del parlato e dello scritto rispetto ai testi interattivi dei social media [44](#page=44):
CaratteristicaScrittoParlatoTesti InterattiviDinamicitàxxIntervallo di tempo tra produzione e ricezionexxRipetizioni, riformulazioni e commentixxAttenta pianificazione del discorsoxDeitticixxProsodiaxx
* * *
## Errori comuni da evitare
* Rivedete tutti gli argomenti accuratamente prima degli esami
* Prestate attenzione alle formule e definizioni chiave
* Praticate con gli esempi forniti in ogni sezione
* Non memorizzate senza comprendere i concetti sottostanti
Glossary
| Termine | Definizione |
|---|---|
| Atto locutivo | Consiste nella costruzione di un enunciato utilizzando le parole e la grammatica di una data lingua. Rappresenta l'atto di usare la lingua per dire qualcosa. |
| Atto illocutivo | Consiste nell'intenzione (scopo) del parlante associata all'atto locutivo, come dare un ordine, fare una domanda, insultare, minacciare, consigliare, promettere. È sinonimo di forza illocutiva. |
| Atto perlocutivo | Consiste nell'effetto concreto (conseguenza) prodotto o ottenuto dall'atto locutivo. È il risultato pratico dell'enunciato sull'ascoltatore. |
| Competenza pragmatica | La competenza di usare il linguaggio in modo appropriato, non solo dal punto di vista grammaticale, ma anche in dipendenza dalla situazione comunicativa specifica. |
| Lessico mentale | Concetto astratto che rappresenta l'insieme di parole e concetti associati mentalmente in un parlante di una lingua. |
| Lessicalizzazione | Procedimento in base al quale un concetto viene associato a una forma lessicale, risultando nell'esistenza di una parola. Può essere sintetica (un concetto in una parola) o analitica (un concetto in più parole). |
| Lessicologia | Disciplina che studia il lessico di una lingua per individuarne le proprietà intrinseche e le relazioni tra le parole in base al loro significato. |
| Lessicografia | Disciplina il cui scopo principale è la compilazione di fonti lessicografiche, occupandosi di come descrivere significati, proprietà grammaticali e usi delle parole in un dizionario. |
| Lessico fondamentale | Costituisce il nucleo essenziale di una lingua, comprendendo circa 2000 parole fondamentali di uso frequentissimo fin dall'infanzia, che coprono circa il 90% dei testi. |
| Lessico di alto uso | Comprende circa 3000 parole meno frequenti, acquisite tramite l'apprendimento scolastico e presenti in una percentuale significativa dei testi. |
| Lessico di alta disponibilità | Circa 2500 vocaboli familiari, utilizzati nell'1-2% dei discorsi, percepiti come facilmente accessibili e comprensibili da tutti. |
| Lessico devoto | Parte del vocabolario di base che include termini di uso più specialistico o settoriale, ma comunque comprensibili. |
| Morfema | La più piccola unità linguistica dotata di significato. Può essere lessicale (portatore di significato lessicale) o flessivo (indicante informazioni grammaticali). |
| Omonimia | Fenomeno linguistico in cui due o più parole hanno la stessa forma (grafica o sonora) ma significato diverso e, solitamente, diversa etimologia. |
| Polisemia | Fenomeno linguistico in cui una singola forma lessicale presenta più significati correlati tra loro, derivanti da un significato di base attraverso processi di estensione o metafora. |
| Prosodia | Insieme dei fenomeni fonetici che caratterizzano il ritmo, l'intonazione, l'accento e le pause nel discorso parlato, influenzando il significato e l'espressività. |
| Semantica | La disciplina linguistica che studia il significato delle espressioni linguistiche (parole, frasi) indipendentemente dalle circostanze in cui vengono usate. |
| Segnali discorsivi | Elementi linguistici (come interiezioni o intercalari) che non hanno un significato denotativo ma svolgono funzioni comunicative, come introdurre un argomento, attirare l'attenzione o indicare l'atteggiamento del parlante. |
| Sintassi | Lo studio del modo in cui le espressioni linguistiche si combinano tra loro da un punto di vista strutturale e grammaticale per formare frasi e testi. |
| Significato denotativo | La proprietà di una parola di riferirsi all'intera classe di elementi che condividono le proprietà di un oggetto o concetto. È il significato letterale e oggettivo. |
| Significato connotativo | Gli aspetti del significato di una parola che aggiungono un valore affettivo, stilistico, emotivo o valutativo al significato denotativo, riflettendo l'atteggiamento del parlante. |
| Significato grammaticale | Il significato associato alle parole funzione (articoli, preposizioni, congiunzioni, pronomi) che chiarisce le relazioni tra gli elementi della frase e la struttura sintattica. |
| Significato lessicale | Il significato associato alle parole contenuto (nomi, verbi, aggettivi, avverbi) che fornisce il contenuto semantico principale della frase. |
| Troponimia | Relazione semantica simile all'iperonimia/iponimia, ma applicata ai verbi, dove un verbo indica un tipo specifico di azione compiuta da un verbo più generale (es. 'camminare' è un tipo di 'muoversi'). |
| Univerbazione | Procedimento in cui una sequenza di parole, usata frequentemente insieme, acquisisce lo status di parola singola con significato autonomo. |
| Valenza verbale (o Argomentazione) | Proprietà di un verbo di richiedere un certo numero e tipo di argomenti (complementi obbligatori) affinché la frase sia grammaticalmente completa e sensata. |